di Franco Bruno
Rosso, Arancione, Giallo e spunta pure l’idea del Governo della zona bianca. Una babele tra divieti, restrizioni e permessi che manda in tilt il sistema nervoso degli artigiani, commercianti, lavoratori autonomi e non solo.
Il calendario delle chiusure in vigore dal 7 al 15 gennaio con il nuovo decreto legge anti Covid-19 varato dal Governo impedisce a migliaia di micro e piccole imprese dell’artigianato, del commercio, dei, della ristorazione, dei pubblici esercizi e via di seguito di programmare, di organizzare le lori attività. Le imprese sono sospese tra l’incertezza, l’angoscia, lo sconforto per la mancanza di una organica programmazione a causa di continui DPCM, ordinanze regionali, decreti legge, che potenzialmente possono cambiare nello spazio di pochi giorni secondo l’andamento della curva epidemiologica del contagio del killer Covid-19.
Artigiani, commercianti garanti nell’ottemperare i protocolli sanitari per la salute e sicurezza dei loro dipendenti e della clientela, non sono solo serrande che si alzano e si abbassano a piacimento dal momento che i operatori devono ordinare le forniture, sistemare i magazzini, igienizzare i locali, come nel caso ad esempio della cura della persona come le estetiste, parrucchieri, centri benessere, devono prendere gli appuntamenti e rispettarli, stabilire i turni del personale, pianificare e organizzare il lavoro, avere certezza del funzionamento o meno delle scuole per i loro figli considerando tra l’altro che un terzo delle imprese artigiane sono gestite da donne che devono conciliare il lavoro con la famiglia, poter contare sulla clientela per un numero ben definito di giorni della settimana, garantire con efficienza i servizi.
In queste condizioni di caos totale tra norme statali, ordinanze regionale in parte differenti tra regioni, nuove restrizioni il tutto in un breve spazio di tempo risulta impossibile far lavorare con tranquillità le imprese a prescindere che il lavoro in determinati settori economici scarseggia o non c’è più, come ad esempio le attività di prossimità messe a dura prova nel reggere l’urto disastroso dello shock pandemico.
Il mondo produttivo e quello del lavoro stanno pagando un prezzo altissimo in termini economici, finanziari, sociali, indipendentemente dal fatto che la tutela della salute è un diritto fondamentale dell’individuo e per l’interesse della collettività. Il lavoro autonomo merita attenzione, rispetto e dignità perché è parte integrante della nostra società civile.